giovedì 22 ottobre 2015

Libertà Nomini (1968)

Liberta Nomini - 1968 - +



Questo è il “povero” antecedente di una mia composizione molto posteriore alla data del titolo: forse era il 2006? La data è stata alterata per volontà di “qualcuno” a me non ignoto, che ha voluto in tal modo lasciare testimonianza della sua imbecillità.

Questa poesia è stata scritta sulla falsariga di un famoso componimento di Pascoli (Il gelsomino notturno), ed è una delle poche che ho scritto in tempi piuttosto recenti. E’ dedicata alla mia famiglia ed il titolo è l’anagramma del nome completo  di mio padre. L’anno fa riferimento ad una scritta che egli pose su una piccola costruzione che ora possiedo, ed è uno dei ricordi che ho di lui. Anche il finale della poesia è dedicato a lui: proprio mio padre mi parlò per primo de “La quercia caduta” di Pascoli. Altre cose della mia famiglia possono essere colte senza ulteriore commento tra le righe…
Rammento presagi notturni
nell’ora che penso a mie care:
sanno tessere taciturne
una tela crepuscolare.
Da un pezzo calàron le grida: 
or sol la speranza bisbiglia, 
ma Nessuno pare che rida 
di quel “sonno" tra madre e figlia.
Dai calici amari si esala
l’invito a fuggire lontano:
dal silenzio che ci ammala,
dal discutere chioccio e vano.
La madre par sibili ancora:
“Tu sei Nulla e Nulla sei stato!
Dormi o Nulla nella tua culla…
mentre dormo nel mio peccato”.
Per tutta la notte s’esala
l’afrore che passa col vento,
forse un nume là dalla sala,
guarda là, dove uomo s’è spento…
Una Quercia cadde lontana
ma seppe ammonire chi scrive:
che lacrima vera è sì vana
se lascia il fardello a chi vive.

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